La catastrofe era imminente

La catastrofe era imminente.

Tutto era iniziato nel 2014, quando il governo svizzero insediatosi dopo regolari elezioni era stato sostituito, dopo un golpe, da un nuovo governo vicino all’Unione degli Stati d’Oltralpe, una confederazione da sempre antagonista dell’Italia ma con la quale in passato il nostro Paese aveva sempre avuto intensi scambi commerciali. Da quel momento erano iniziati i bombardamenti su Lugano e Bellinzona, le due città che ospitavano una folta comunità di origine italiana. Il governo di Berna aveva imposto il divieto di parlare e di insegnare la lingua italiana così come erano vietate le espressioni culturali che potessero richiamare le origini di quelle popolazioni. Il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica italiana avevano chiesto decine di volte alla comunità internazionale e al governo di Berna il cessate il fuoco e il rispetto degli Accordi di Salisburgo, senza alcun esito. I mass media degli Unione degli Stati d’Oltralpe per molti anni avevano completamente ignorato il massacro che si stava compiendo nel cuore dell’Europa e che aveva provocato 15.000 morti tra i civili, bambini compresi. Era l’epilogo di un processo avviato sin dal ventennio precedente gli inizi dei bombardamenti per mezzo del quale l’Unione degli Stati d’Oltralpe aveva progressivamente esteso il proprio predominio militare avvicinando le proprie truppe e le proprie armi sempre più in prossimità dei confini italiani; inoltre, ora, era imminente l’ingresso della Svizzera nell’Unione e ciò avrebbe comportato che decine di missili a lunga gittata e dotati di testate nucleari sarebbero stati puntati su Milano, Torino, Genova, Bologna e Roma, a distanza di pochi minuti di volo.

Al governo del nostro Paese non rimanevano molte scelte e tra essere facile bersaglio del nemico accettando il proseguimento della pulizia etnica in corso ai danni delle popolazioni di origine italiana e scatenare una guerra, scelse quest’ultima opzione. Il 24 febbraio del 2022 le truppe di Roma invasero la Svizzera.

La reazione dell’Unione degli Stati d’Oltralpe non si fece attendere: furono avviate pesanti sanzioni economiche nei confronti dell’Italia e furono inviati fiumi di denaro e di armi per sostenere la Svizzera nel conflitto. I mass media dell’Unione attaccavano ogni giorno il governo italiano additandolo come invasore e imperialista. In tutta l’Unione fu vietata la lettura degli autori come Dante, Boccaccio, Manzoni, Ungaretti, Pascoli, Leopardi; furono annullati concerti con le musiche di Verdi, Puccini, Rossini e chiuse le mostre delle opere di Leonardo e Michelangelo. Un esponente di uno dei governi dell’Unione definì il nostro Presidente della Repubblica un “animale”. Si interruppe ogni rapporto commerciale con l’Italia. Il capo del governo svizzero veniva ricevuto dai capi di governo degli Stati dell’Unione e teneva comizi nei loro parlamenti.

L’obiettivo dell’Unione era sfinire economicamente il nostro Paese sperando in una resa con il successivo insediamento a Roma di un governo fantoccio. Palazzo Chigi e il Quirinale più volte tentarono la via diplomatica ma gli esponenti dell’Unione e il governo svizzero si opposero fermamente ad ogni soluzione pacifica. Fummo costretti a continuare la guerra che si stava trasformando in una guerra di civiltà: noi, la Patria del diritto, dell’arte, della bellezza, della musica, della filosofia contro loro, l’Unione degli Stati d’Oltralpe dove si mangiavano insetti, in cui si praticava la compravendita dei bambini come fossero oggetti, dove la tradizione religiosa era stata col tempo relegata a pratica personale, dove si imponeva alla gente la somministrazione di farmaci, dove i figli non riconoscevano l’autorità dei padri e degli insegnanti. Non potevamo tollerare tutto questo e fummo costretti a proseguire una guerra di logoramento che avrebbe portato certamente, in caso di necessità e se fossimo stati messi all’angolo, ad utilizzare una delle 3.000 testate nucleari a disposizione dell’esercito italiano: e ciò sarebbe stato l’inizio della fine.

Apro gli occhi, sono agitato e ho la fronte leggermente sudata. I raggi del primo sole filtrano tra le persiane e sento la mia gatta accovacciata vicino ai piedi come sempre. Mi rendo conto di aver avuto un incubo. Di lì a poco il trillo della sveglia. Mi trascino in cucina e preparo il caffè mentre accendo il televisore. Nella penombra seguo il notiziario del mattino, dall’inizio alla fine, come sempre, come da sempre. Ho bisogno di immergermi nella rassicurante “realtà” che mi hanno costruito tuttoattorno e di ascoltare qualcuno che mi convinca anche oggi di essere dalla parte giusta della Storia.

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