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L’approvazione del disegno di legge costituzionale per il taglio dei parlamentari avrebbe potuto ispirare la frase dello scrittore francese Georges Bernanos scomparso nel 1948: “Le cose piccole hanno l’aria di nulla ma danno la pace”.
Sembra ritagliata su questa classe politica inconsistente che esulta per il taglio dei parlamentari e relativo risparmio di denaro quantificabile in alcune decine di milioni l’anno. Poca cosa rispetto al bilancio dello Stato (sul quale l’incidenza della minor spesa è pari allo 0,007%) ma che ha generato grandi soddisfazioni e sorrisi compiaciuti. Il provvedimento è stato definito “storico”; sono però da dimostrare le ricadute positive in termini di efficienza ed efficacia delle Camere oltre al relativamente modesto impatto sui conti pubblici.
Ormai non vi è più alcun dubbio e questa è semmai l’ennesima conferma: siamo alla totale assuefazione alla politica delle piccole cose che hanno l’aria del nulla e basta poco per farci felici, per darci la pace. Come per le piccole cose della vita quotidiana che rendono bella la vita di tutti i giorni e di cui a volte non ci accorgiamo. Cose piccole ma che arricchiscono la nostra breve esistenza.
Tutti noi siamo felici per le piccole cose.
E quindi siamo felici del taglio dei parlamentari come lo saremmo di una nevicata improvvisa mentre alla finestra osserviamo beati i fiocchi che lentamente scendono. Poi però ci dimentichiamo di una classe politica e dirigente inefficace ed inefficiente che non funziona più neppure a spingerla. Sarà ben poca cosa ci dicono ma l’importante è iniziare, lanciare un segnale.
Piccole cose che hanno l’aria del nulla.
Siamo felici per accordi sui migranti come quello di Malta come lo eravamo da bambini dopo aver preso un bel voto a scuola non vedendo l’ora di dirlo a casa. Poi però ci si accorge che questo si è rivelato un gigantesco bluff che si ritorcerà contro il Belpaese così come tutta la politica migratoria concordata sinora con l’Unione Europea, poco più che il nulla assoluto quando non dannosa. Sarà poca cosa, ci hanno detto, però l’importante è iniziare. Lanciare un segnale.
Accoglieremo con felicità i piccoli passi avanti nelle politiche ambientali con la stessa felicità per un giorno di vacanza inaspettato salvo poi comprendere che quelle politiche a nulla porteranno in termini concreti al di là della semplice propaganda e di un enorme dispendio di risorse pubbliche e private. Ci diranno che sarà forse poca cosa ma è dalle piccole cose che si inizia e l’importante è lanciare un segnale.
Così come avremmo il sorriso sulle labbra osservando una chioccia con i suoi pulcini, allo stesso modo avremo il sorriso sulle labbra se potremo sforare il rapporto deficit/PIL sfoggiando un inutile 2,20% quando poi però avremmo bisogno, per poter decollare davvero, di un deficit al 7% e oltre. Ma noi ci accontentiamo dei decimali. Delle piccole cose che in fondo rappresentano pur sempre un segnale importante.
Piccole cose.
Così come per la lotta all’evasione che si vorrebbe fare sulla pelle dei pensionati, degli artigiani e delle massaie lasciando indenni i grandi colossi industriali e del business internazionale che continueranno a trasferire decine di miliardi di imposte eluse verso i paradisi fiscali, anche europei. Ma non importa. Intanto abbiamo lanciato un segnale. Piccole cose che però vanno nella “giusta direzione”.
I nostri politici lanciano segnali. Sono campioni olimpionici di lancio del segnale. Però poi i segnali lanciati sono così privi di seguito che essi si perdono nell’oblio peggio dei messaggi spediti nel profondo cosmo dal radiotelescopio di Arecibo alla ricerca di civiltà aliene.
Un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’umanità, diceva Neil Armstrong poggiando il piede sulla Luna. “Vedete? Siamo un po’ così anche noi” vi diranno loro. Trascurando però che – in quel caso – il piccolo passo per l’uomo era l’ultimo passaggio di un grande lavoro fatto prima.
Da noi invece facciamo i piccoli passi prima. Il nulla a cui però non segue che il nulla, quando va bene.
Però forse c’è una spiegazione per tutto questo.
Da quando – per favorire l’avvento dell’Unione Europea – un gruppo di uomini senza costrutto, senza visione e senza mandato avrebbero gettato le basi per trasformare quello che era un grande Paese industriale in un’olografica colonia dell’impero franco-tedesco, gli spazi di manovra si sono ridotti e ora siamo come un prigioniero a cui venga chiesto di correre i cento metri con le catene (corte) ai piedi.
Politiche fiscali, immigrazione, ambiente, investimenti, debito, deficit sono saldamente in mano ai decisori di Bruxelles. A noi non rimane che eseguire gli ordini più qualche rimasuglio del resto.
Gli uomini alla guida di un Paese a cui è stata tolta la sovranità barattata con un simulacro di Europa altamente inefficiente ed inefficace sono come un gatto che si allontana felice dalla tavola dopo aver ricevuto dal padrone le briciole del proprio pasto. Giorno dopo giorno essi, pur dimenandosi in spazi angusti, gonfiano il petto come tacchini per sembrare più grossi e importanti. Riescono nell’intento? Forse solo agli occhi dei più distratti.
Abbiamo un sogno: vorremmo vedere leader politici tornare a combattere per le grandi cose anziché rassegnarsi alle piccole cose. Una parte dello schieramento politico – quella sovranista – spesso ci prova, l’altra molto meno o affatto avendovi rinunciato per convenienza e istinto di conservazione.
Forse la differenza tra i sovranisti e gli europeisti è rinchiusa dentro una semplice metafora: i primi non si vogliono arrendere e tentano di piegare le sbarre oltre le quali ci sarebbe la libertà mentre i secondi si sono già rassegnati e vivacchiano nelle proprie celle in perfetta simbiosi con i propri carcerieri sperando in un tozzo di pane in più, di tanto in tanto.
Tutto ciò sino a quando la prigione un bel giorno non si sarà miracolosamente dissolta. Prima, non avremo alcuna speranza di tornare a prosperare.
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Se guardi il lato positivo possiamo tranquillamente affermare che all’arrivo della prossima crisi, che purtroppo da molti segnali sembra imminente, questi verranno spazzati via come neve al sole. Non sanno gestire neanche l’ordinario, escono con sparate così grosse che perfino i padroni che li hanno messi lì tremano, non sono altro che l’ultima carta di un sistema di potere già tramontato. Manco possiamo considerarli un blef, se guardiamo i 5s, un partito mai nato in quanto clone mal riuscito del PD! Aspettiamo fiduciosi i risultati strabilianti che ci fornirà il governo giallo rosso, faranno tutto da soli
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Ultima perla la sbruffonata del Bisconte: … noi lavoreremo per offrire lavoro a migliaia di africani… Anche questa una piccola cosa nella prospettiva di offrirlo ai milioni che potrebbero arrivare nel prossimo futuro
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Piccoli e mal fatti.
Mi chiedo che in futuro sarà peggio, oppure ci sarà l’innovazione di un popolo votante che diventa più esigente, nelle sue scelte a beneficio della Nazione.
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