Il crollo dell’Unione Europea avverrà per un banale automatismo

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In questi giorni drammatici prevale la sensazione di una presa di coscienza collettiva senza precedenti nei confronti del vero volto dell’Unione Europea. Assistiamo al crollo verticale dell’indice di fiducia da parte dei cittadini italiani nelle istituzioni europee. Questa circostanza è causata da 3 ordini di ragioni: la dimostrazione che le regole di austerità imposte da Bruxelles hanno determinato il devastante depotenziamento del sistema sanitario nazionale e non solo, la ormai evidente incapacità dell’Unione Europea di fronteggiare l’emergenza con adeguati strumenti monetari e/o finanziari, l’ostilità dimostrata da molti “partner” europei nei confronti del nostro Paese.

La netta presa di distanza dalla UE rappresenta una novità assoluta di inedita e cristallina evidenza.

In precedenza, pur con qualche incertezza, il sentimento prevalente era generalmente favorevole all’Unione seppur con diverse sfumature mentre la folta minoranza era rappresentata da chi si professava sovranista ed antieuropeista (anche qui con gradi diversi). Il primo gruppo ha sempre goduto di una eccessiva sovraesposizione grazie all’appoggio dei mass media i quali, perlopiù europeisti, avevano supportato l’establishment rappresentato dalle forze politiche di riferimento dei rispettivi editori. Il secondo gruppo, quello più critico verso la UE, veniva sistematicamente denigrato, sminuito e trattato a livello di forza puramente reazionaria e antisistema. Il generale clima di fervore europeista artificiosamente pompato nel sistema per almeno due decenni aveva costretto anche i partiti euroscettici ad una posizione sempre più morbida nei toni per il timore di perdere il consenso dell’elettorato più moderato abilmente influenzato dai media.

La situazione odierna è radicalmente mutata nel volgere di pochi giorni probabilmente in maniera irreversibile. L’atteggiamento verso le istituzioni europee è passato dall’entusiasmo degli esordi all’indifferenza degli ultimi anni sino al rigetto di oggi. Quest’ultima fase è di fondamentale importanza poiché non è maturata nella sfera del “sentito dire” bensì sulla base di una precisa consapevolezza vissuta sulla propria pelle. Una presa di coscienza collettiva che assomiglia sul piano individuale al viaggio interiore trattato da Platone nel mito della caverna: il passaggio “dall’universo delle sensazioni, dell’auto-inganno e delle ombre ad una sfera molto più elevata, libera ed autentica”. La brusca interruzione di un sonno profondo costringe a fare i conti con la realtà in maniera così devastante che non è più possibile tornare indietro.

Stiamo assistendo ad un passaggio storico, ad un cambio di paradigma.

Quando muta il paradigma di riferimento crollano tutte le certezze che prima parevano granitiche. Un classico cambio di paradigma si è verificato con la transizione dalla teoria geocentrica a quella eliocentrica. Oggi nessuno sosterrebbe che il Sole gira attorno alla Terra ma per molti secoli l’idea dominante fu questa.

In che senso i fatti di questi giorni potrebbero rappresentare un cambio di paradigma?

L’ideologia mainstream si basa sulla convinzione diffusa che certi presupposti siano veri. Oggi i presupposti sui quali si è articolata l’Unione Europea si scoprono improvvisamente falsi. Il dogma dell’austerità e dell’abbattimento del debito ha prodotto le proprie conseguenze, che ora riusciamo a toccare con mano, in termini di tagli alla spesa sanitaria (e non solo) che si traducono oggi in mancanza di strutture e di personale. La crisi sanitaria, che per carenza di presìdi adeguati è diventata una crisi della sanità, sta inducendo a sua volta una crisi economica che l’Unione Europea dimostra di non saper minimamente affrontare; persino la BCE si rivela assolutamente inadeguata allo scopo al contrario delle altre banche centrali del mondo che invece stanno attivamente e tempestivamente intervenendo in ambito monetario. Se la Banca Centrale Europea non serve in questo frangente – ci si chiede – allora quando e a cosa serve? I Paesi dell’Unione appaiono indecisi, litigiosi, chiusi nel loro egoismo. Non vi è neppure la parvenza di una linea comune sulle modalità per affrontare la depressione economica prossima ventura come non vi è stata una linea comune neppure sui protocolli sanitari da mettere in campo per fronteggiare la pandemia.

I presupposti su cui si basava l’esistenza della Unione Europea si sono mostrati falsi uno dopo l’altro. Anzi, è apparsa evidente non solo la sua totale inutilità ma soprattutto la sua pericolosità e questa evidenza, e qui sta la novità assoluta, si è manifestata con una forza tale da non poter più essere ignorata da nessuno. Improvvisamente ci siamo resi conto TUTTI che questa UE non è in grado di fornire alcun tipo di cooperazione nè alcun tipo di supporto. Viene meno la sua stessa essenza che stava alla base della idea originaria di Europa unita e l’Unione Europea si mostra per quello che è: un sistema di potere finanziario a tutela del grande capitale, funzionale agli interessi di alcune nazioni e contro gli interessi di altre, tra le quali la nostra.

È stato un brusco risveglio soprattutto per coloro i quali avevano sempre appoggiato in passato questa mostruosità burocratica e finanziaria al pari di un coniuge tradito per vent’anni che improvvisamente scopre l’inganno e rompe la relazione: quello psicodramma familiare è analogo al sociodramma che stiamo vivendo a livello collettivo. Certamente meno brusco è stato il risveglio invece per chi da anni sta cercando di metterci in guardia dai pericoli insiti nel mantenere il Paese all’interno di questa follia.

L’elemento nuovo è il livello di estensione di questa consapevolezza. Un recente sondaggio pubblicato su Quotidiano Nazionale mostra che ben il 75% degli italiani non si fida della UE mentre prima della crisi sanitaria il 64% dei cittadini si professava “europeista convinto”. Gli effetti di ciò arriveranno a cascata e saranno inarrestabili. Cosa comporterà nella dinamica politica questa “rivoluzione culturale”?

Chi vorrà provare a sostenere l’Unione Europea d’ora in poi si troverà a scalare una montagna invalicabile. Così come chi volesse oggi convincerci che il Sole gira intorno alla Terra si coprirebbe di ridicolo, allo stesso modo chi vorrà affermare che il futuro del Paese è ancora all’interno della UE si scontrerà con la dura evidenza dei fatti e degli umori della gente e sarebbe destinato all’oblio un secondo dopo.

I giornali e i partiti politici che volessero continuare su questa strada perderebbero lettori ed elettori sino a scomparire. In particolare, questi ultimi non reggerebbero la concorrenza dei partiti sovranisti e sarebbero costretti a rincorrerli sulle loro posizioni per evitare il peggio. Questo fenomeno è già parzialmente visibile nelle prese di posizione di molti esponenti politici che improvvisamente si sono trasformati in euroscettici dopo una lunga militanza tra i sostenitori della UE: stanno cercando di riposizionarsi perchè hanno intuito che il vento è improvvisamente mutato e rischiano di esserne travolti. Si rafforzerà inevitabilmente una corrente ideologica e politica trasversale ai vari schieramenti che diverrà rapidamente maggioritaria e che traghetterà il Paese fuori dall’Unione.

Si apre un panorama inaspettato solo sino a pochi giorni fa. La prospettiva dell’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e dall’Euro non solo è concreta ma a questo punto è inevitabile. E con essa l’implosione della UE. Gli eventi di questi giorni sono paragonabili all’improvvida risposta di Guenter Schabowsk, portavoce della DDR, alla domanda di Riccardo Ehrman dell’ANSA in diretta televisiva, risposta che diede il via alla slavina popolare che portò in poche ore al crollo del Muro di Berlino. Fu una sorta di “liberi tutti”. Come oggi, a distanza di 30 anni, l’Unione Europea crollerà per effetto di un banale automatismo.

Il regime dell’Unione Europea verrà visto dagli storici del futuro come un colossale errore che causò unicamente disastri economici ed umanitari. Un assurdo e temporaneo costrutto ideologico distruttivo come lo furono il regime napoleonico, il regime nazista, il regime sovietico. E che, come questi, fu spazzato via dagli eventi e archiviato come ennesimo tentativo malriuscito di imbrigliare i popoli in un mondo artificiale.

La Nuova Europa sarà quella delle Nazioni indipendenti e sovrane unite solo dal reciproco rispetto e da un Nuovo Umanesimo anziché da immonde logiche di potere finanziario. Rinascerà grazie al sacrificio dei fratelli greci e al coraggio della terra che fu, insieme alla Grecia, la culla della civiltà e del sapere: l’Italia.

 

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7 commenti

  1. Il vero problema ora è il tempo: se i geni al governo continuano ad aspettare, la distruzione del tessuto economico del paese potrebbe essere irreversibile. Uno può immettere tutta la liquidità che vuole ma se le fabbriche non ripartono. Spero che chi ha capito e può agire faccia al più presto ciò che è giusto fare. Ora o mai più

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    • Non ho molta fiducia; questo è un governo che al suo interno ha figure molto legate all’establishment europoide il quale non ha molto interesse a che l’Italia possa essere un concorrente forte di Germania e Francia. Credo che ci lasceranno quasi annegare per poi lasciarci il contentino o spolparci come con la Grecia…

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