Burattini e burattinai del nuovo ambientalismo

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La vera origine delle questioni ambientali è che manca una concreta alternativa energetica alle fonti attuali e che sia disponibile per tutti in egual misura, abbondante e non inquinante. A questa vera e propria tragedia del nostro tempo (e dei tempi futuri) gli ambientalisti reagiscono mettendo sotto accusa i processi di industrializzazione ma lo fanno in maniera assolutamente inefficace perché i meccanismi di riduzione delle emissioni sono necessariamente troppo graduali mentre se mettessimo in pratica le ricette più estreme, il mondo si fermerebbe e moriremmo tutti di fame e di freddo; i più disincantati e scettici, quelli che ritengono che gli altri siano catastrofisti, reagiscono negando l’influenza dell’uomo sui cambiamenti climatici. In un caso o nell’altro non superiamo il problema di fondo e ci limitiamo a discutere su chi abbia ragione anche se pare che l’opinione (e sottolineo opinione) dei primi stia largamente prevalendo.

Leggendo qua e là i commenti alla giornata del Friday for Future mi sono imbattuto in un interessante post nel quale si legge che “fra i principali sponsor e organizzatori della manifestazione globale a favore dell’ambiente c’è la One Campaign che è finanziata da Coca-Cola, Bank of America, Open Society Foundation, Bloomberg, E-bay, Google, Apple e Microsoft. Insomma, non solo parte del gotha del capitalismo mondiale, ma soprattutto tre dei maggiori responsabili dell’inquinamento dell’industria hi-tech”.

Qualcuno poi osservava, ma è sotto gli occhi di tutti, come il movimento mondiale innescato da Greta Thunberg e dalla gigantesca macchina mediatica che ne organizza le mosse sia stato fortemente caldeggiato anche dai principali centri di potere mondiali (ad eccezione di Donald Trump): ONU, Unione Europea, governi nazionali.

La totalità degli osservatori concorda sul fatto che stiamo assistendo alla nascita di una vera e propria “rivoluzione”.

Mi stavo giusto chiedendo di che strana rivoluzione si tratti. Di solito nelle rivoluzioni le controparti sono due: i rivoluzionari da un lato della barricata e quelli che la rivoluzione vorrebbe abbattere dall’altro. Ai tempi della rivoluzione francese il popolo che chiedeva la testa del re non veniva sponsorizzato ed armato dalla monarchia. E così per le altre rivoluzioni della storia. Ma in questo caso chi scende in piazza è finanziato e sostenuto da coloro i quali sarebbero tra i più grossi inquinatori del pianeta e da quei governi che con il protocollo di Kyoto si erano già impegnati a ridurre le emissioni che ora vengono bacchettati da una sedicenne alla quale tuttavia plaudono. Strano.

A meno che non consideriamo i vulcani, l’inclinazione dell’asse terrestre e i cicli solari come il nemico da abbattere, cosa che non mi pare di aver ravvisato tra i “rivoluzionari” manifestanti, in questa insolita rivoluzione la controparte dovrebbe essere costituita da coloro i quali inquinano ma che poi inspiegabilmente finanziano il movimento antiinquinamento.

Come si può spiegare questa bizzarra circostanza? Come spiegare che le grandi potenze finanziarie ed industriali siano allineate e concordi nel sostenere qualcosa che se portata alle estreme conseguenze potrebbe nuocere loro in quanto principali responsabili del supposto riscaldamento globale antropico?

Si potrebbe provare partendo da qualche caso storico e non.

Gli eserciti dell’antica Roma venivano addestrati fisicamente ma soprattutto motivati mentalmente a combattere nelle prime linee affinchè affrontassero la propria morte (quasi certa) in battaglia con coraggio,  per il bene dell’Impero.

I kamikaze giapponesi offrivano la propria vita per la difesa della Nazione e dopo essere stati reclutati venivano sottoposti a riti e cerimonie al fine di predisporli mentalmente all’attacco finale sferrato per salvare la Patria al grido di “diecimila anni all’imperatore!”.

Anche nel nostro quotidiano capita di sentirsi oggetto di azioni motivazionali da parte di altre persone come quando ad esempio un nostro capo cerca di convincerci ad un cambiamento di ruolo lavorativo che a noi non va a genio facendo leva – agendo sulla nostra psiche – sull’importanza di ciò che andremo a fare e di quanto questo sia fondamentale per l’azienda.

L’entourage di Greta ha scatenato un ampio movimento ambientalista rappresentato non a caso da una ragazzina perché essa si rivolga principalmente ai giovani coetanei. Essi sono gli adulti di domani. Quali saranno gli effetti di questa gigantesca ipnosi collettiva su di loro?

Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere che in futuro essi presteranno maggiore attenzione ai consumi di energia, spegneranno i loro modem wi-fi di notte, sceglieranno di utilizzare la lavatrice nelle ore serali, faranno una perfetta raccolta differenziata, utilizzeranno batterie ricaricabili.

Tutto molto positivo, per carità.

Risolutivo per il problema dell’inquinamento del pianeta? Neanche per idea.

Comportamenti virtuosi dei singoli come questi sono certamente importanti ma quantitativamente insufficienti di fronte alla vastità del problema. Pertanto, pressocchè inutili.

I giovani di oggi e adulti di domani saranno in grado di andare oltre?

Rinunceranno a mangiare l’hamburger prodotti da inquinanti pascoli? NO

Rinunceranno al caffè fatto con miliardi di cialde da smaltire ogni anno? NO

Rinunceranno ad acquistare prodotti alimentari provenienti dall’altra parte del mondo? NO

Rinunceranno a cambiare il loro cellulare una volta l’anno? NO

Rinunceranno a scaldarsi d’inverno con inquinanti caldaie? NO

Rinunceranno a rinfrescarsi d’estate con inquinanti condizionatori? NO

Rinunceranno all’inquinante automobile per andare al lavoro? NO

Rinunceranno alle loro vacanze utilizzando inquinanti navi da crociera o inquinanti aerei? NO

Rinunceranno ai loro abiti colorati prodotti utilizzando 9 trilioni di litri di acqua e 8.000 inquinantissime sostanze chimiche coloranti e decoloranti? NO

E allora che bisogno c’era di organizzare una macchina mediatica planetaria che ha mobilitato l’opinione pubblica mondiale se lo stesso modesto risultato a cui verosimilmente si arriverà lo si sarebbe potuto ottenere con normali campagne scolastiche di educazione civica ed ambientale?

La prima risposta è che avverrà (e sta già avvenendo) lo spostamento delle preferenze politico-elettorali verso i movimenti verdi di tutto il mondo occidentale. Sono questi movimenti anti-sistema, anti-establishment, anti-europeisti? NO. I giovani “gretini” sono la materia prima del futuro consenso alle elitè globaliste pro-sistema. Solo questo basterebbe a far comprendere le ragioni di questa messinscena internazionale: utilizzare a proprio vantaggio le coscienze dei giovani che “non sono ancora formati e per definizione non hanno coscienza critica. Sono meglio manipolabili e non hanno coscienza di classe. Sono pronti ad essere gli schiavi ideali, manichini perfetti dell’ordine liberista” (Diego Fusaro – 1/10/2019).

La seconda risposta è che l’obiettivo principale NON è quello di motivare masse di giovani a mettere in atto comportamenti quotidiani virtuosi. L’obiettivo VERO è motivare masse di giovani consumatori (adulti di domani) per renderle pronte ad accettare passivamente tutto quanto nei prossimi anni ci verrà imposto dalla neo-dittatura verde.

Come guerrieri romani o kamikaze giapponesi essi saranno pronti a tollerare qualunque sacrificio economico richiesto in nome della “sopravvivenza del pianeta”.

Ad esempio, ma l’elenco non è certo esaustivo, essi saranno più propensi a

  • rottamare la loro utilitaria quasi nuova per acquistarne una elettrica (alimentata da energia prodotta inquinando altrove) dal prezzo spropositato ma affrontabile con un bel finanziamento pagabile in comode rate;
  • sostituire la loro caldaia acquistata qualche anno prima con una più ecologica ma molto più costosa;
  • sostituire gli infissi perfettamente funzionanti con l’ultimo modello a dispersione zero ecosostenibile;
  • acquistare computer e cellulari “ecocompatibili” in sostituzione di quelli acquistati pochi mesi prima ma che casualmente costeranno il doppio;
  • accettare tasse e balzelli per finanziare la svolta verde (nel solo 2017 pari a 368 miliardi di euro in tutta Europa prelevati dalle tasche dei contribuenti, ed è solo l’inizio);
  • ingoiare bollette gonfiate da contributi a favore dell’eolico e dell’energia solare (contributi in assenza dei quali queste forme di produzione di energia non se le filerebbe nessuno poiché allo stato attuale sono antieconomiche);
  • pagare senza opporre resistenza ogni nuovo tipo di imposta che rechi davanti al suo nome il magico prefisso “eco”.

A pagare saranno sempre loro, i consumatori finali adeguatamente catechizzati, anestetizzati ed inibiti ad ogni forma di protesta e non le multinazionali e corporations high tech che invece continueranno imperterrite a produrre inquinamento di aria e acqua, plastica non biodegradabile e sostanze velenose per l’ambiente pagando relativamente poco o nulla; e mentre i Paesi come Cina ed India e tutti quelli in via di sviluppo se ne fregheranno altamente delle nuove “direttive verdi” – perché troppo costose per consentire un’adeguato sviluppo delle rispettive economie – noi europei e occidentali in genere saremo tartassati ma felici di esserlo.

Ammesso che il riscaldamento globale esista ed ammesso che questo abbia cause riconducibili alle attività umane (il che è ancora tutto da dimostrare – ad oggi non esiste una sola prova scientifica degna di questo nome) indurre 1 miliardo di persone su 7 a ridurre le proprie emissioni di CO2 sarà un po’ come avere affrontato costose cure per smettere di fumare ed essere poi costretti a lavorare in un ufficio con 6 fumatori incalliti. Avremo risolto il problema? NO.

Soffocheremo ugualmente e saremo più poveri. E i padroni del vapore, invece loro sì, sempre più ricchi.

Nulla è cambiato nei secoli.

Morte per i soldati e i kamikaze. Gloria eterna all’imperatore.

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