Questa volta i “no-vax” hanno ragione.

tempo di lettura: 3 minuti

Premetto che non mi sono mai appassionato all’argomento vaccini e neppure adesso che se ne parla h24 la questione mi tange più di tanto, per la verità.
Inoltre, non sono un medico, non sono un virologo, non sono un biologo e non ho la competenza per trattare la questione con piglio scientifico.
Ne parlerei tuttavia sotto l’aspetto mediatico e politico partendo da alcuni ragionamenti fatti solo ed esclusivamente sui numeri.

Sappiamo che sono in arrivo (non si sa quando esattamente, per la verità) quantitativi di dosi di vaccino che dovrebbero consentire di immunizzare larga parte della popolazione.
I temi in maggior discussione hanno a che fare sia con i tempi necessari per la vaccinazione del maggior numero di persone, sia con il fatto che la sperimentazione sia stata completata oppure no con un buon margine di sicurezza, sia sulla durata della immunizzazione, sia che la vaccinazione debba essere resa obbligatoria (o se ne disincentivi il rifiuto) oppure no.

Circa l’aspetto della sicurezza: “normalmente, il tempo impiegato a sviluppare un vaccino è molto lungo e prevede un alto tasso di insuccessi. Il periodo di ricerca preliminare, infatti, può andare dai due ai cinque anni e, per arrivare allo sviluppo completo del prodotto, possono passare anche dieci anni. Questo perché la messa in commercio di un vaccino implica che vi sia totale sicurezza sulla sua efficacia e sulla sua sicurezza” (fonte: Humanitas Research Hospital su dati OMS). Il lungo tempo della sperimentazione è (anche) dovuto al fatto che il vaccino è un farmaco che viene somministrato a soggetti sani dei quali non sarebbe ammissibile (o sarebbe meno ammissibile rispetto ad un farmaco antitumorale) peggiorarne lo stato di salute.

La domanda che bene o male tutti ci facciamo è: “è opportuno oppure no sottoporsi a vaccinazione contro il Covid-19?”.
Credo che un buon punto di partenza sia analizzare i numeri in modo che ognuno tragga per sé stesso le proprie conclusioni.
Partirei dall’analisi degli ultimi dati disponibili circa il numero di decessi PER o CON Covid (la distinzione sarebbe di fondamentale importanza ma non è questa la sede per perdersi in questo ginepraio) desunti dall’Istituto Superiore di Sanità (aggiornati al 2/12/2020) e riportati da “quotidiano sanità.it” https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=90632 :

Il grafico mostra il numero dei decessi dall’inizio dell’epidemia al 2/12/2020 suddiviso per fasce d’età. Ad esempio, tra i pazienti tra i 70 e i 79 anni ci sono stati 14.142 decessi mentre nella categoria 40-49 anni i decessi sono stati 493.
La tabella riportata di seguito mostra gli stessi dati ma con indicazione della percentuale di incidenza di mortalità per ogni singola fascia di età e l’incidenza di mortalità ogni 100.000 abitanti:

In pratica: nella fascia di età 50-59 anni ci sono stati in tutta Italia 1.893 decessi corrispondenti allo 0,0031% della popolazione italiana pari quindi a circa 3 decessi ogni 100.000 abitanti. In altre parole, sarebbe come dire che in una città delle dimensioni di Ancona i decessi per Covid nel 2020 in quella fascia di età sono stati circa 3.
In generale l’incidenza di mortalità sotto i 70 anni è decisamente “modesta” ed è pari ad 8.002 decessi che su una popolazione di 60.360.000 abitanti corrisponde allo 0,013% e cioè 13 morti su 100.000 abitanti.
Diverso è il discorso per le fasce d’età più avanzate per le quali i numeri sono nettamente peggiori.
In ogni caso l’incidenza complessiva (indice di mortalità) è pari allo 0,092% ovvero 92 morti ogni 100.000 abitanti. In pratica in 10 mesi di epidemia in una città delle dimensioni di Ancona avremmo contatto 9 morti al mese mediamente (non entrerei in questa sede nel merito della polemica tra chi dice che si tratta di vera emergenza o di emergenza fasulla).
Ovviamente queste percentuali di incidenza vanno calate nelle rispettive realtà territoriali: la Lombardia ha avuto 22.252 morti su 10.060.000 di abitanti (0,22%) mentre in Molise la percentuale è pari allo 0,041%. Quindi se sono un lombardo ho una probabilità di morire di 2,5 volte superiore rispetto alla media nazionale (0,092%) e se sono un molisano la percentuale va ridotta di 2 volte.

Tornando alla domanda iniziale e cioè se sia opportuno o no sottoporsi ad un vaccino, la risposta potrebbe essere: dipende.
Dipende anzitutto da quanti anni ho: se sono un 25enne la probabilità di morire di Covid nell’arco di tempo considerato è pari allo 0,000051% ovvero a 5 probabilità su 10.000.000 ovvero una su 2.000.000 (se poi sono in buona salute la probabilità è ancora inferiore); dovremmo riempire 13 stadi come il Rungrado May Day Stadium – Corea del Nord (150.000 posti) per trovare 1 potenziale decesso Covid 25enne:

13 stadi come questo per trovare un morto di Covid di 25 anni.

 

Un 55enne avrebbe più probabilità ma comunque sempre molto contenute: 3 su 100.000.
Un 85enne avrebbe una probabilità 13 volte superiore rispetto al 55enne.

Perché tutto questo ragionamento? Perché i vaccini, come tutti i farmaci, possono presentare reazioni avverse per l’organismo. Se un farmaco o un vaccino sono poco sperimentati e non ci sono evidenze cliniche sugli effetti collaterali a medio lungo termine l’attenzione deve essere massima.
Tuttavia, c’è una differenza fondamentale tra farmaco non sperimentato e vaccino non sperimentato.
Se sono malato di cancro posso anche accettare di buon grado di sottopormi ad una terapia sperimentale perché il rapporto costi possibili/benefici possibili fa certamente pendere l’ago della bilancia a favore della somministrazione.
Ma se sono un soggetto giovane e sano e con una probabilità infinitesimale di contrarre una patologia fatale (e la modestissima probabilità è un dato certo, come dimostrato sopra) dovrei prendere una decisione senza però conoscere l’altra faccia della medaglia ovvero quali saranno le reazioni avverse. Con ciò non voglio dire che i vaccini che arriveranno contro il Covid avranno reazioni avverse; semplicemente non lo sappiamo (o non sappiamo esattamente cosa mi succederà dopo 2 anni, 5 anni, 10 anni). E siccome non lo sappiamo, come facciamo a prendere una decisione? In questo caso varrebbe il principio di prudenza.
Se invece sono un soggetto molto anziano le valutazioni saranno diverse perché gli effetti avversi a medio lungo termine qualora potenzialmente possibili, potrebbero non fare in tempo a manifestarsi (per ovvie ragioni…).
Quindi potrebbe essere corretto vaccinare le fasce di popolazione più anziana ma sulla vaccinazione ai 30enni o ai 40enni ci andrei molto più cauto.
Poi ognuno, numeri alla mano, faccia le proprie valutazioni.

Sin qui i numeri.

Poi ci sono gli aspetti mediatici: avete mai sentito fare in Tv o sui giornali ragionamenti come quelli sviluppati qui sinora? Sono considerazioni così strampalate? Invece cosa vi dicono i mass-media? Che vi dovete vaccinare tutti, ma proprio tutti indipendentemente dall’età. Se concordiamo su quanto detto sinora, verrebbe da chiedersi: perché mai???
Una risposta della comunicazione mainstream è: “se ti vaccini poi non contagi i tuoi nonni di 80 anni”. Non so se ciò sia corretto sul piano medico scientifico (non tutti gli scienziati sono d’accordo circa il fatto che il soggetto vaccinato non sia contagioso) ma una cosa è certa: se questa è la motivazione allora direi che vacciniamo i nonni e solo loro. O dobbiamo vaccinare anche la nipote di 18 anni che ha una probabilità di morire di Covid pari allo 0,000012%??? Che rischi correrebbe invece questa ragazza in caso di vaccinazione con un vaccino sperimentale? Li conosciamo questi rischi?? No. Ci sono livelli di rischi di morte o di reazioni gravi superiori alla probabilità di morire di Covid? Non lo sappiamo.
Inoltre, se un soggetto a rischio (anziano) è vaccinato e la vaccinazione funziona non si capisce esattamente a quale pericolo dovrebbe andare incontro abbracciando la nipote non vaccinata.

Un’altra risposta mainstream è: “la vaccinazione è necessaria per limitare la diffusione del virus in modo che i soggetti immunodepressi, che non possono essere vaccinati, non vengano messi in pericolo di vita”. Questa motivazione è molto nobile ma è coerente sul piano logico? Se il vaccino in questione fosse già sperimentato da 40 anni e avesse controindicazioni o effetti avversi accertati molto molto limitati allora saremmo più o meno tutti d’accordo (non avrei nessun problema oggi a sottopormi alla sperimentatissima vaccinazione antitetanica nuovamente a distanza di tanti anni dalla prima). Ma poiché in questo caso gli effetti avversi (ancora) non si conoscono, avremmo la contrapposizione di due interessi legittimi alla tutela della propria salute: quella dell’immunodepresso che avrebbe tutto il diritto a non dover correre rischi da contatti con altre persone e quello della persona sana che, non conoscendo i possibili effetti avversi del vaccino in questione su di sè, avrebbe tutto il diritto di voler tutelare la propria salute. Perché il diritto alla salute e la paura di morire dell’immunodepresso dovrebbe valere di più rispetto al mio diritto alla mia salute e alla mia paura di morire a seguito di una vaccinazione? La sua paura vale più della mia? Chi stabilisce (ed in base a cosa) una graduatoria ai diritti alla vita e alla salute soggettiva? Come si vede il tema non è così semplice.

Mi spaventano molto i nuovi alfieri della vaccinazione anti-Covid a tutti i costi. Quelli che vorrebbero renderla obbligatoria. Quelli che se non ti vaccini non puoi lavorare, non puoi viaggiare in aereo, non puoi entrare in un negozio. Insomma, non puoi vivere.
Guarda caso questi soggetti (e qui veniamo infine agli aspetti “politici”) appartengono tutti indistintamente a quella parte di sinistra sempre pronta a difendere i diritti a parole ma mai nei fatti. Attorucoli, pseudo intellettuali, soubrette, politicanti progressisti. Questa è la marmaglia che in nome del bene pubblico sarebbe disposta a privarvi delle libertà fondamentali, a farvi fuori qualora la pensaste diversamente da loro. Questi sono i “sinceri democratici” che però poi danno del fascista agli altri.

Essi sono la dimostrazione più lampante che certa sinistra, prima ancora che una espressione politica, è una malattia psichiatrica.

 

nota bene: questo articolo si basa unicamente su considerazioni personali dell’autore, su dati reperiti da fonti esterne e non si sostituisce in alcun modo alle valutazioni cliniche e mediche sui pazienti che rimangono di esclusivo appannaggio delle figure professionali a tal fine preposte.

 

7 commenti

  1. Concordo con le tue argomentazioni. Fra l’altro è notizia di questi giorni che il vaccino oxford astrazeneca e un altro di cui non ricordo il nome ha dovuto rimandare l’uso previsto già a gennaio anche in Italia, a causa della scarsa sperimentazione sui soggetti over 55 anni! Pare che sui soggetti anziani non funzioni, non è in grado di immunizzarli sufficientemente da proteggerli da sintomatologie gravi. E un’analoga critica a dire il vero l’avevo letta anche per i vaccini rna attualmente utilizzati sulla popolazione: la sperimentazione non sarebbe stata effettuata su un sufficiente numero di persone dato che l’incidenza della mortalità del covid19 è bassa e concentrata su determinate fasce d’età: quindi i vaccini sono davvero efficaci nel ridurre drasticamente i casi gravi di covid, che sono proprio quelli per cui i governi ci chiudono in casa e stanno mandando a pezzi l’economia? Inoltre farmaci di comprovata utilità, non solo la clorochina ma anche gli anticorpi monoclonali prodotti a Latina ma ancora non validati per l’uso in Italia, non sarebbero una soluzione migliore se inseriti in un protocollo sanitario da utilizzare sin dai primi sintomi e solo nei pazienti covid o presunti tali? Come spesso accade in questi casi, credo proprio che la risposta a questi miei interrogativi sia già nella domanda. Ciao e buon Natale

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  2. Non concordo. La mortalità è solo uno dei parametri: il virus, nei guariti, lascia tracce pesanti sul cuore, sui reni, sul cervello. Il fatto che solo i vecchietti muoiono non solo è falso, ma è un offesa per gli anziani. Per quanto riguarda il vaccino non cadiamo nell’equivoco sicuro/efficace. Son due cose diverse. Per quanto ne sappiamo i vaccini approvati da FDA e EMA sono “sicuri”, ossia non fanno male e non hanno effetti collaterali gravi. Sulla “efficacia” si vedrà. È una scommessa e io mi vaccinerò il prima possibile

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    • Certamente, come per molti virus, gli strascichi ci sono anche se in questo caso non sono disponibili dati statistici accurati. Anche una classica polmonite non è una passeggiata di salute e solitamente ci possono volere anche molti mesi per riprendersi. Non mi pare di aver scritto da nessuna parte che muoiono solo i “vecchietti” bensì mi sono semplicemente limitato a riportare in maniera molto oggettiva i dati ufficiali. Certamente la categoria degli over 70 è la più colpita ma non è certo colpa mia e quindi credo che nessuno si debba ritenere offeso da una tabella di mortalità. Circa la sicurezza non saprei esattamente cosa dirle. Per il momento non ci sono sperimentazioni a lungo termine e poco o nulla si sa a riguardo. Purtroppo è molto lungo l’elenco dei farmaci ritirati dal mercato nel corso degli ultimi anni e anche loro erano stati validati e approvati negli organismi che lei ha citato. Poi alla fine è probabile che anche io deciderò di vaccinarmi ma comprendo le ragioni di chi non ami molto scommettere. Nel mondo c’è di tutto: ci sono quelli che hanno paura del Covid-19 e ci sono quelli che hanno paura dei farmaci o dei vaccini.

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      • Mah, dire che il pensiero di sinistra sia una condizione psichiatrica prima ancora che un’ideologia politica…. Lascia pensare che non hai proprio una capacità analitica corretta su cosa è cosa….. Il problema è che non esiste più la sinistra.. Ma non esiste più da 40-50 anni già..questi esponenti che si sono iscritti ai odierni partiti “di sinistra”, in realtà non tengono niente di sinistra, sono solo una brutta copia del centro-destra,e quindi per aggrapparsi ai voti sparano minchia te a volontà, poi ormai in politica in ogni partito hai ina pressione lobbistica al 3000% quindi lenideologie gia a non esistere più, vengono proprio scordate per dare vantaggi ad uno a l’altro gruppo di pressione che spesso aono perspne potebtissime con aziende e multinazionali

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      • Quando scrivo che una certa sinistra oggi è prevalentemente una situazione psichiatrica mi riferisco esattamente a quello che dice lei. Gran parte dei partiti che oggi si definiscono di sinistra non hanno nulla della Sinistra Storica a parte pochissime eccezioni. In questo senso non c’è più nulla di ideologico ma semplicemente forti interessi non certo coincidenti con la classe lavoratrice. E in questo senso entra in gioco psichiatria (o la malafede). Come vede alla fine lei e io non la pensiamo poi tanto diversamente. Grazie per il suo commento. Un saluto.

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