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Ieri si è svolto a Rimini il Summer Pride. A quanto ho capito, una versione estiva e marinaresca del Gay Pride.
Ho appreso che ci sono state altre festose edizioni nella stessa città anche in passato con migliaia di partecipanti. A margine, questa volta, una contromanifestazione organizzata da un comitato cattolico (ben più triste a dire il vero).
Non voglio commentare né l’uno né l’altro corteo; ciascuno è libero di organizzarsi e di partecipare a ciò che vuole purchè tutto si svolga in maniera pacifica, come certamente è successo in questi ed altri casi.
Problema: ad eventi di questo genere – in grandi città di tutto il mondo – solitamente i mass-media forniscono visibilità finendo con evidenziarne gli aspetti più folkloristici. Succede così che i TG nazionali, ad esempio, mostrino donnoni (?) con piume variopinte, svariati sosia di Platinette, ragazzoni depilati in mutande e canotta a rete e/o avvolti in colorati foulard ancheggiare a tempo di musica a bordo di altrettanti colorati carri allegorici. Insomma, neanche fosse il carnevale di Rio.
Alcuna attenzione mediatica alle altre migliaia di partecipanti nessuno dei quali, almeno a giudicare dagli scatti reperiti sul web, avvolti in boa variopinti. Da loro – direi ad occhio e croce – ho avuto pressocchè lo stesso impatto visivo di una tranquilla passeggiata in centro un sabato pomeriggio.
Mi è venuta spontanea quindi una piccola riflessione da cui mi permetterei modestamente di far discendere un consiglio di “marketing”. Se il senso di queste parate è quello di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui diritti degli omosessuali allora sappiate, amici del mondo gay, che normalmente l’opinione pubblica è sempre piuttosto distratta/superficiale e lo è ancora di più su queste tematiche specifiche che sfiorano gli interessi quotidiani di pochi. L’immagine che rimane impressa nella rètina passando per il nervo ottico e quindi infine nell’encefalo collettivo è quella, estremizzata, della carnevalata. Non riesco bene a comprendere quindi per quale misterioso motivo un cittadino medio dovrebbe farsi coinvolgere dalle vostre battaglie e darvi un minimo di credibilità se l’immagine che viene spiattellata (e che voi probabilmente volete venga spiattellata) è quella del circo Orfei.
Penso che un semplice ragionamento di “astuzia” dovrebbe indurvi a fare una delle seguenti due cose: o vi mettete d’accordo con le TV in modo che queste omettano di mostrare le Drag Queen in primissimo piano (operazione complicata) oppure lasciate a casa le Drag Queen medesime e organizzate una manifestazione seria. Comprendo benissimo che l’impatto mediatico di un ballerino transessuale sia decisamente più forte rispetto ad una sfilata di impiegati del catasto di Viterbo e di operaie di Cinisello Balsamo ma poi non lamentatevi se chi dovrebbe prendervi sul serio poi non lo fa. Quanti pensate che siano quelli che, come ho fatto io, hanno approfondito la notizia, guardato le immagini e trovandovi centinaia di ragazze e ragazzi della porta accanto? Pochi, credetemi. Vedete, tanto per fare un esempio, io non metterei alla testa di un corteo per i diritti degli impiegati statali qualche furbetto del cartellino come non metterei alla testa di un corteo di femministe qualche pornodiva. Tutti sappiamo che per fortuna la stragrande maggioranza degli impiegati statali è composta da gente onesta così come sappiamo che l’immagine che vorrebbero fornire le femministe in corteo non è certamente quella fornita da Cicciolina. Ergo, non comprendo perché mai le legittime istanze di persone serie e pacate debbano essere affidate – almeno “mediaticamente” – agli emuli dei Village People, rappresentanza che sembrerebbe (dico sembrerebbe) essere una netta minoranza del vostro mondo. Come minimo peccate di ingenuità e quindi, ripeto, non meravigliatevi poi se moltissimi ancora non vi prendono sul serio. Pensateci.
Rimanendo in tema di coloro i quali non sembrerebbero prendervi molto sul serio, ma per motivi esclusivamente di natura dogmatica, merita esser citata la Chiesa Cattolica. Tuttavia suggerirei ai monsignori di lasciar perdere gli accanimenti contro il mondo gay sia perché su questa terra, in tema di rispetto dei disposti religiosi, c’è ben di peggio (e in fondo i gay non fanno male a nessuno), sia perché la Chiesa stessa dovrebbe in primis fare una corposa analisi al proprio interno su questo spinoso argomento.
Chiudo con qualche riflessione politica in senso lato dedicata ai festosi manifestanti:
a) se fossi in voi butterei nella spazzatura le magliette con la faccia di Che Guevara, una delle icone della sinistra (ed anche della galassia LGBT). Per chi di voi non lo sapesse questo assassino criminale fu il primo ad introdurre campi di concentramento per omosessuali nei quali morirono trucidate centinaia di persone;
b) il mondo gay tendenzialmente è politicamente orientato a sinistra. Per carità, ognuno può votare per chi crede ma corre l’obbligo di ricordare che notoriamente è proprio la sinistra (italiana ed europea) che amoreggia con il mondo islamico il quale, altrettanto notoriamente, non vede di buon occhio gli omosessuali i quali, nei paesi a maggioranza islamica, sono considerati fuorilegge e pertanto incarcerati (nella migliore delle ipotesi) o gettati vivi dall’ottavo piano per poi essere lapidati (nella peggiore delle ipotesi).
Tra gli elettori di sinistra la coerenza non è la qualità più diffusa e questo caso non fa eccezione ed anzi qui l’incoerenza è assai eclatante. Detto in breve: meglio un prete oggi che un imam domani;
c) faccio rispettosamente notare che a differenza degli slogan in voga nelle vostre parate (“porti aperti come i nostri cu..”), è bene che in Italia invece i porti rimangano ben chiusi per la semplice ragione che la maggioranza degli immigrati irregolari è proprio di religione musulmana per cui, nel vostro interesse e per la vostra sicurezza, sarebbe meglio ce ne fossero meno possibile onde evitare casi come la strage di Orlando (49 morti nel 2016 in un locale gay per mano di un terrorista islamico) e, in prospettiva forse neanche troppo lontana, la nascita di qualche stato islamico nel cuore dell’Europa che certamente non vedrebbe di buon occhio nessun Gay Pride (per usare un eufemismo) e probabilmente sarebbe caratterizzato dalla situazione di cui al sub b). Detto in breve: meglio un Salvini oggi che un Erdogan domani.
Insomma, e per concludere, penso possa valere il proverbio: “dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio”.
Sempre opinioni personali, per carità.
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