Alcuni giorni or sono Don Lorenzo Guidotti, parroco di Bologna, è assurto agli onori delle cronache per avere commentato sulla propria pagina Facebook il brutto episodio che ha visto una giovane bolognese vittima di uno stupro, ad opera di un magrebino, per essere poi abbandonata seminuda su un vagone. Il contenuto del post più o meno suonava così: se ti aggiri di notte ubriaca per piazza Verdi (notoriamente non frequentata da gentlemen), poi non lamentarti se ti accade qualcosa di spiacevole. Te la sei cercata.
Venerdì scorso sia Massimo Gramellini nella sua striscia quotidiana sul Corriere della Sera che Alessandro Sallusti nell’editoriale de Il Giornale commentano non tanto l’episodio in se quanto le parole del sacerdote le quali, per il primo, sono inopportune soprattutto se pronunciate da un uomo di Chiesa che ha finito per biasimare la vittima anziché il carnefice, mentre per il secondo non si è trattato di altro che di un normale avvertimento di buon senso alla stregua dei consigli che tutti i genitori danno ai propri figli quando li mettono in guardia sui pericoli del mondo.
Entrambi i punti di vista sono condivisibili. In più Sallusti sottolinea che in quelle parole (“te la sei cercata”) non vi era un intento denigratorio bensì educativo mentre Gramellini evidenzia come in questa vicenda e nei relativi commenti colpisca la mancanza di umanità nei confronti della vittima e che negli stupri la colpa è di chi stupra, non di chi ne è vittima.
Certamente è tutto vero: solitamente non è opportuno per una ragazza sola e ubriaca frequentare alle 3 di notte spacciatori magrebini così come è altrettanto giusto che il dito vada puntato sul carnefice e non sulla vittima. In questo caso però il parroco ha l’attenuante di essersi espresso in buona fede pensando che le sue parole avrebbero forse potuto evitare o limitare altri casi simili e sono certo che egli abbia ben chiare le responsabilità del carnefice.
E condivido anche il punto di vista di Gramellini secondo il quale la criminalizzazione della vittima in luogo del carnefice, lungi dall’essere un caso isolato, è prassi oggi assai in voga. Io però non mi riferisco al povero parroco raggiunto da improvvisa e involontaria fama bensì a quella entità che istituzionalmente dovrebbe colpire il carnefice e tutelare la vittima: lo Stato.
Forse un prete può legittimamente puntare il dito sulla vittima (se a fin di bene) ma lo Stato no, non dovrebbe farlo mai. Non dovrebbe infierire sui più deboli.
E invece lo fa sistematicamente e gli esempi potrebbero essere tanti.
Lo Stato fatica a tenere sotto controllo la criminalità comune? Ecco allora che non si trova niente di meglio che depenalizzare i reati cosiddetti “minori” (ma che minori non sono come la violazione di domicilio, il furto o lo stalking), emettere decreti svuotacarceri e depotenziare l’incisività delle forze di pubblica sicurezza introducendo una norma sul reato di tortura e quindi in ultima analisi mettendo a repentaglio l’incolumità dei cittadini trasformandoli così in potenziali vittime. O si costringe chi ha patito aggressioni e furti a sostenere lunghi e costosi processi solo per avere cercato di proteggere la vita propria e dei propri cari fino ad essere chiamati a salati risarcimenti a favore dei rapinatori disgraziatamente rimasti feriti nell’esercizio delle loro funzioni. O si concedono ai criminali sconti di pena e permessi premio.
La delinquenza imperversa nel vostro quartiere? Beh, se siete titolari di una gioielleria, ad esempio, perché non la chiudete e la riaprite altrove? (cito la testimonianza di un gioielliere che così si è sentito rispondere dalle forze di Polizia evidentemente ormai impotenti nei confronti dei rapinatori che in quel quartiere la fanno da padroni). In fin dei conti quindi è colpa vostra (e non della inefficienza dello Stato) se vi ostinate a tenere aperta la vostra attività con tutti i rischi che ci sono.
Siete stati aggrediti in casa? La colpa non è dello Stato che dovrebbe tutelare i cittadini onesti ed inermi bensì è colpa vostra: suvvia, avreste dovuto installate un impianto di allarme (parole testuali tratte dall’intervento di un parlamentare della maggioranza nel corso di un recente dibattito televisivo).
Il nostro Paese è stato invaso da centinaia di migliaia di disperati e nerboruti afroasiatici dei quali non conosciamo generalità, fedina penale e reali intenzioni, che si aggirano indisturbati a branchi nelle nostre città magari spacciando droga davanti alle scuole dei nostri figli? Nessun problema. Anziché neutralizzare il fenomeno, lo Stato per bocca di un suo ministro vi obbligherà ad andare a prendere quei vostri figli a scuola perché potrebbe essere diventato pericoloso farli tornare a casa da soli e in più vi accuserà di razzismo e di scarsa apertura mentale se vi opporrete allo schifo che quotidianamente è sotto i vostri occhi nei centri storici, nelle periferie, nei parchi cittadini, sui mezzi pubblici. Insomma è colpa vostra se lor signori poi si innervosiscono e assaltano i treni, xenofobi che non siete altro.
Siete imprenditori vessati da un fisco predatorio che vi sottrae il 70% degli utili del vostro lavoro e che per pagare i vostri dipendenti o far sopravvivere la vostra famiglia ritarda o omette il versamento delle imposte? E vi siete suicidati perché la vostra azienda ha chiuso i battenti non avendo mai ricevuto i pagamenti dei crediti verso lo Stato? Non preoccupatevi. Sarete perseguitati per sempre. Voi e i vostri eredi (nonostante un certo premier, del quale ometto il nome per umana pietà, avesse assicurato che lo Stato avrebbe liquidato i propri debiti nei confronti delle imprese alla velocità del fulmine). Sarete per sempre evasori, criminali insomma anziché cittadini disperati che si ribellano ad una fiscalità soffocante a cui corrispondono servizi, mediamente, scadenti.
Avete perso i risparmi di una vita a causa del fallimento della vostra banca dopo l’introduzione della folle legge sul Bail In e dopo decenni di allegra gestione dei vostri denari da parte di chi li avrebbe dovuti usare come se fossero stati i propri? Ben vi sta, dovevate capirlo da soli, maledetti speculatori, che i vostri soldi erano in pericolo; non siete forse tutti esperti in analisi di bilancio delle imprese bancarie? E qualcuno vi ha restituito il maltolto? No? E i banchieri che vi hanno portato al disastro sono per caso finiti dietro le sbarre? No? Abbiate pazienza e fiducia povere vittime. Lo Stato vigila.
Dopo un anno e mezzo dal terremoto vivete ancora in camper o in un container? Beh, rassegnatevi a rimanerci ancora per molto perché dei perfetti incapaci continueranno a dare la colpa della situazione non alla propria incapacità ma alla burocrazia. Alla burocrazia! Balle. E nel frattempo correte a stipulare un finanziamento perché tra poco dovrete versare allo Stato ladro e carnefice Imu e tasse sui rifiuti calcolate sulla metratura della vostra casa che non esiste più così come non esistono più il vostro lavoro e la vostra azienda.
Vittime e carnefici. Gli onesti cittadini vittime di delinquenti loro carnefici una volta per mano di costoro e una volta per mano dello Stato. Imprenditori vittime di uno Stato carnefice dedito al brigantaggio fiscale che pretende sino all’ultimo centesimo ma non paga i propri debiti. Ancora cittadini vittime e non più padroni del loro territorio perché uno Stato carnefice non ha voluto arginare (e sottolineo voluto) una immigrazione illecita e senza controllo mettendo in pericolo e condizionando la vita di tutti. Risparmiatori vittime di un sistema di leggi criminali e di un sistema di controlli inefficiente che hanno causano la carneficina di miliardi e miliardi di euro di sudati risparmi. Terremotati vittime di una infernale macchina per la “ricostruzione” improvvisata dai loro carnefici, funzionari, commissari nominati dal Governo e politici locali e nazionali.
Hanno pagato, stanno pagando e pagheranno sempre i primi. Le vittime. Mai o quasi mai i loro carnefici, che spesso neppure vengono indicati come i veri responsabili. E sui quali neanche si accendono i riflettori.
E allora a questo punto voglio essere anch’io un po’ Don Lorenzo. Voglio provare anche io a puntare il dito sulle vittime e non sui carnefici. Su chi? Semplice. Su quegli elettori che nonostante i disastri causati dai loro politici di riferimento continuano inspiegabilmente a sostenerli elettoralmente. Costoro (e, ahimè, anche chi quei politici non li ha mai votati) sono di fatto le vittime più o meno inconsapevoli delle medesime loro scelte. Mentre da un certo punto di vista può avere una sua logica perversa (non condivisibile) che certa politica massacri sistematicamente il Paese per ottenere il mantenimento dei propri privilegi, è invece assolutamente inconcepibile che persone dotate di buon senso possano continuare a sostenere con il voto gli artefici del disastro.
In questo caso quindi potrebbe avere un senso condannare le vittime e non solo i carnefici perchè sono le stesse vittime che se la sono cercata, come direbbe Don Lorenzo. Quella imprudente ragazza di Bologna avrebbe potuto limitare i danni semplicemente usando la testa ma non è certo colpa sua se in giro è pieno di canaglie. Allo stesso modo quegli elettori potrebbero cambiare le cose cambiando le proprie opinioni ma, almeno in base ai sondaggi, non lo fanno (o almeno sinora non lo hanno fatto). Perché? Per convenienza economica. Per convinzione ideologica. Per ignoranza. Allora come può non essere giustificabile condannare le vittime prima ancora dei carnefici di professione? Quei carnefici li hanno voluti le stesse vittime le quali paradossalmente avrebbero in mano le armi per limitare i danni ma le tengono chiuse in un cassetto.
I carnefici della politica stuprano la nostra Patria ogni giorno ma il dramma è che molti dei loro simpatizzanti minimizzano, quasi non se ne accorgono o forse fanno finta di non accorgersene.
E così loro possono sentirsi liberi di continuare a stuprarci.